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Autori in Prospettiva, I Romanzi si scrivono con la Voce

Gabriella Maramieri, nel suo ultimo romanzo “Il cielo si libera di tutte le nuvole”, racconta la storia di una giovane modella, Rosita, alla ricerca della sua vera identità. “Agli occhi di tutti Rosita è bella, felice, indipendente. Ma dietro allo smagliante sorriso da copertina, nasconde una grande inquietudine. Perché è dovuta crescere in fretta, all’ombra di una madre cinica e di un padre debole. E soprattutto perché, nonostante la brillante vita di una modella, non è ancora riuscita a esprimere il suo vero talento. Ci riuscirà solo quando, in un momento di grandi mutamenti come quello dell’adolescenza, scoprirà il piacere di riversare le proprie emozioni sulla pagina e comincerà a scrivere la sua storia”. Scrivere è un modo per reagire alla vita? “Scrivere, aiuta a diventare pienamente se stessi. Pensiamo all’adolescenza. Chi non ha mai annotato su un diario i sogni e le angosce tipiche di quest’età difficile? È in questa fase che nasce la voglia di scrivere e, se c’è talento, anche la capacità di sdoppiarsi: da una parte la voce che narra, rielaborando emozioni e fatti in un miscuglio di verità e fantasia; dall’altra, la voce che si rispecchia nel racconto di cui è, al tempo stesso, protagonista e fonte”. In un libro, quanto conta il talento e quanto l’esperienza? “La scrittura è uno strumento molto potente per conoscersi e anche per esplorare il mondo. Tenere un diario è un po’ come fare una bella chiacchierata tra amici. Quando invece si scrive un romanzo si deve scavare in profondità per trovare la propria voce unica… e questo è il talento. Rosita, ad esempio, scopre la propria vocazione di scrittrice attraverso il racconto-canto, una sorta di storia in versi all’interno della sto¬ria. Un espediente letterario che ho adottato per invitare il lettore a dilatare i confini della trama, lasciandosi catturare dagli aspetti sonori delle parole, dalla musica della scrittura. Bjork ha detto che la musica non è una questione di stile, ma di sincerità. È d’accordo? Certo. Soprattutto quando serve a sfilarsi ogni maschera per superare i condizionamenti dello stile, i limiti dei codici espressivi. Come nella musica, la vera musica voglio dire, nel racconto-canto di Rosita, c’è l’intento esplicito di superare i vincoli imposti dal linguaggio, dagli stereotipi della scrittura che ci rassicurano come certe canzonette orecchiabili, ma che svuotano di senso la nostra vita. Il rischio è il chiacchiericcio vuoto di un codice linguistico ormai falso e devitalizzato. Per tornare a comunicare davvero con una storia che parli al cuore dei lettori, bisogna non smettere mai di cantare e continuare a tirare fuori la propria voce…”

Autori in Prospettiva, I Romanzi si scrivono con la Voce.

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