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Cerveteri. Presentato “Il seme bianco” della scrittrice Gabriella Maramieri

Eccovi un romanzo piacevole. brioso, ironico, presentato nei giorni scorsi a Cerveteri. Si legge d’un fiato e vale il prezzo speso (“Il seme bianco”. Roma. pagg. 171, euro 15,90). La trama s’incentra sui diari di due trenta-quarantenni. maschi d’oggi. Il primo è un aspirante scrittore rom. sfortunato con le donne: cerca il successo, e intanto campa con le pizze: il secondo è un incorreggibile sciupafemmine. creato dal primo per un editore à la page. Si, un romanzo piacevole, brioso, ironico… Però… A ripensarci. s‘insinua una piega amara. T’accorgi che, al fondo. v’è un quid meno frivolo di quel che parrebbe in superficie. Oltrepassando (forse) le intenzioni dell’autrice. I libri sono come i figli: prendono proprie strade, spesso diverse dai disegni parentali. Il Petrarca, ad esempio, riteneva che il suo Canzoniere in lingua volgare fosse uno svago da nulla: “Affido la mia fama al poema in latino Africa, su Scipione”. Accadrà il contrario. Africa cadde nell’oblio, ma il Canzoniere è un pilastro della nostra letteratura. Idem per Gabriella Maramieri. che. a mo’ d’Orazio. “castigat ridendo mores”. L’azione si svolge in prevalenza fra trattorie e lenzuola, in forma ossessiva, come in Loro 1-2 di Sorrentino: o come nel Deserto del sesso di Leonida Repaci; o come nel libro-film di Pasquale Festa-Campanile Conviene far bene l’amore. Fame e sesso. Sesso e fame. Poco altro, o quasi (ma in quel “quasi” si colloca il difficile, tormentato incrocio tra ispirazione e scrittura’). È comunque uno spaccato verista degli odierni archetipi, intrisi di “mitologia berlusconiana” e della sua “cultura edonistica’. che dagli anni ‘90 domina il Paese, permeando di sé anche le Sinistre. I vari personaggi esecrano i Grandi Sentimenti, guai ad assumersi responsabilità durature (tranne che all’epilogo). L’autrice, da una parte auspica che sia la “fedeltà”, non la “promiscuità”, a “far rima con felicità”; ma dall’altra inventa un suo azzeccato neologismo: la “poli-fedeltà”. Nel senso tragicomico che s’è “fedeli” a più partner in contemporanea. L’habitat dionisiaco annulla dunque l’apollineo. Le femmine? Menadi senza tirso. I maschi? Tori da monta. V’è da esserne sgomenti. E ciò spiega il diffuso qualunquismo, l’arretramento da quel ch’è pubblico, il rintanarsi nel privato, la disaffezione dal voto. È un libro che bisognerebbe leggere con estrema attenzione, per impratichirci del mondo circostante. Senza ideali. Senza dei né demoni. Senza illusioni.

L’Agone, Sezione Cultura, A.L.

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